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giovedì 2 giugno 2011

BREVE RIFLESSIONE SULLA STAGIONE APPENA CONCLUSA

Partiamo dalla fine. Del campionato. Ultima giornata, l'Ascoli asfalta la Triestina (3-0) ed è salvo al termine di un campionato indescrivibile. Otto punti di penalizzazione (poi ridotti a sei) che hanno colpito la formazione bianconera sempre in momenti determinanti, che avrebbero demoralizzato chiunque. Invece no. Nel (forse) unico colpo azzeccato dalla società in questa disastrosa stagione, sulla panchina turrita è approdato Fabrizio Castori da Tolentino, da sempre tifoso ascolano il quale, durante la presentazione, affermò di aver coronato un sogno, ovvero quello di allenare la squadra di cui è da sempre tifoso. Sebbene la scaramanzia inducesse a non dirlo, era chiaro che lui e solo lui avrebbe potuto far approdare i nostri eroi nel lido dell'agognata salvezza. Ma, più le giornate passavano, più la società si dimostrava lontana e la salvezza diventava una chimera. 
E' intervenuto perciò il 12° uomo in campo, il pubblico, che, capita la drammatica situazione, quasi senza via d'uscita, ha letteralmente preso per mano la squadra e, con un tifo incessante che debordava profondo amore da ogni parola cantata o urlata dagli spalti, ha dato un grosso aiuto agli undici in campo conducendoli alla salvezza finale. E' stato un trionfo anomalo, griffato da una città che ha dimostrato (ancora una volta) di amare la propria squadra, di desiderarla oltre ogni limite, di rinunciare a tanto pur di continuare a vedere i propri beniamini calcare i terreni di gioco della serie cadetta.
E' stato un trionfo dell'allenatore, autentico motivatore, che non ha guardato in faccia nessuno e -quando si è trattato di fare scelte che potevano apparire impopolari, lui c'ha messo la faccia. Senza porsi tanti problemi. Ricordo che una volta, ad un giornalista che gli chiese come avrebbe fatto a mettere in panca un calciatore che, solitamente, partiva titolare, rispose più o meno in questi toni: "Mica ce l'ha scritto sul contratto che deve giocare titolare!"
Così ha fatto, per tutta la stagione: i titolari li ha sempre decisi lui, senza subire nessuna interferenza, né quelle provenienti da procuratori o società, né da parte di un piccolo gruppo nel gruppo che, così si malignava in giro, vessasse i calciatori più giovani e i più deboli sotto il profilo psicologico. Un distratto lettore potrebbe sorridere alla lettura di queste righe. Lo inviterei, invece, a riflettere su quel che ho scritto, a dare uno sguardo alla vita di tutti i giorni per capire che l'influenza delle persone più potenti e carismatiche nei confronti di quelle più deboli genera un sistema che premia il più 'furbo' e punisce il più onesto e meritevole. L'esatto opposto della meritocrazia, che tanto viene sbandierata ad ogni piè sospinto. Nel calcio vige la stessa regola della vita: raramente sono i più bravi ad andare avanti e far carriera.
Così, il buon Castori è riuscito ad infondere ai suoi uomini una grinta fuori misura e un valore, rispettato senza la benché minima polemica: in campo va il più in forma, il più meritevole, prescindendo dai nomi
I bianconeri hanno recepito perfettamente la lezione, hanno lavorato a testa bassa e, senza il supporto della società, hanno costruito un capolavoro. Tutti i giocatori ascolani vanno applauditi e ringraziati dai tifosi del Picchio. Anche loro sono parte integrante di questo miracolo bianconero.
Il caso delle partite truccate uscito un paio di giorni fa (e che, ritengo, sia solo all'inizio) non inficia sull'ottimo lavoro svolto in campo dai ragazzi. Questo sia ben chiaro!
Tornando all'ultima di campionato, vorrei citare un episodio che può essere considerato la summa di quanto esposto. Al termine della gara con la Triestina, mister Castori si è presentato -come d'abitudine- in sala stampa per la consueta intervista di fine partita. Come mai era accaduto in passato (credo nella storia del calcio), il trainer non si è presentato da solo, come da rigido protocollo calcistico, bensì con tutta la squadra! Tutti insieme, nell'angusta sala stampa Castelli del Del Duca, davanti ai microfoni di una stampa sbalordita, per dire che...
Tratto dal Corriere dello Sport di lunedì 30 maggio 2011:
"Abbiamo raggiunto un obiettivo importante in una piazza importante. Noi abbiamo fatto il nostro, che questa salvezza sia da monito per sistemare tutto ciò che la squadra è sempre riuscita a tenere fuori dal terreno di gioco (...)
La squadra si è unita nelle difficoltà ed ora spero che tutte le componenti che devono contribuire alla salvezza dell'Ascoli facciano lo stesso (...)
Certe frizioni non fanno onore a nessuno e a tal proposito noi squadra non facciamo differenze perché la squadra di calcio è un bene di tutti e per tutta la città."
La squadra ha ascoltato in silenzio le sferzanti parole del suo mister, poi ha preso la parola il capitano. La bandiera. L'elemento più rappresentativo della compagine ascolana; i gradi li ha conquistati in campo, lottando sempre e comunque con il cuore in mano. Trattasi di Daniele Di Donato.
Anche questa intervista è tratta dal Corriere dello Sport di lunedì 30 Maggio 2011:
"Abbiamo avuto il merito di non mollare mai ed è stata la forza del gruppo a portarci alla salvezza. Sono stati determinanti Castori, uno degli allenatori più preparati che abbia avuto, e i tifosi che in casa sono stati il dodicesimo uomo in campo. Loro e tutta la città meritano la serie A".

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