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mercoledì 6 luglio 2011

IL MIO PENSIERO SULLE VICENDE DELL'ASCOLI CALCIO

Mentre il popolo ascolano attende l'evolversi degli eventi celando le proprie paure dietro un giuramento d'odio profondo verso la dirigenza, l'Ascoli Calcio continua ad acquistare velocità Perchè sta precipitando. Dal 50° piano. Senza possibilità alcuna di salvezza. Certo, la speranza del tifoso medio è che un deus ex-machina -qualche attimo prima dell'impatto al suolo- si materializzi e lo salvi da morte certa. Ma ciò accadeva solo sui prosceni dei teatri greci. Qui non siamo in Grecia, siamo nel Piceno, ad Ascoli e, in tempi di vacche magre come quello attuale, di deus ex-machina in giro ce ne son pochi, e di quei pochi tanti sono millantatori. Eppure... Eppure Bellini dal Canada sembrava potesse interpretare perfettamente questo ruolo. Invece è andata in maniera un po' diversa; il fatto ha scatenato le ire di tutti i tifosi di fede ascolana che, al grido di "non ne possiamo più", vogliono spingere l'attuale società fuori della porta. Irriconoscenti, questi tifosi! Hanno già dimenticato di quel che accadde nel lontano 1994 quando l'Ascoli, sommerso dai debiti, fu salvato dalla famiglia Benigni. O la promozione in serie A. Poi, però, tanta acqua è passata sotto i ponti. Mai limpida, spesso torbida, o volutamente intorbidita.

Quando mollai la mia ex dopo quattro anni di convivenza, ero sconvolto. Un mio amico mi venne a prendere a casa, andammo a fare un giro e mi chiese quali fossero i motivi che mi avevano spinto a compiere quel passo. Ebbene, io non seppi rispondere. Non fu un motivo la causa scatenante; furono tanti, piccoli motivi che mi portarono a prendere una decisione tanto importante quanto irreversibile. La misura era colma! Ad Ascoli è accaduta una cosa simile. I tifosi non ne hanno più, hanno sopportato troppo: è per questo che chiedono la testa del presidente. E la vogliono, costi quel che costi. Anche se il prezzo da pagare dovesse essere un fallimento. Ma come si è arrivati a questo punto?


Tralascio il passato, troppo lungo e noto per ricordarlo ancora; nulla si aggiungerebbe a quel che è stato già detto e scritto. La mia riflessione riguarda il presente e la sua pessima gestione che, peraltro, è sempre la stessa. Ciclicamente ricompare, con la differenza che, ora, ci sono più debiti, le regole sono cambiate e i soldi sono sempre meno. Non solo nelle casse dell'Ascoli Calcio, bens^ in quelle di tutti. Buona parte dei media ascolani, nell'ultimo anno, ha ampiamente dato risalto a più o meno presunte cordate intenzionate (perlomeno a parole) a rilevare l'Ascoli Calcio. La società ha sempre ribadito che in corso Vittorio non è mai pervenuta offerta scritta. C'è da credergli? Probabile. Ciò significa che le controparti in causa hanno solo millantato. Il tifoso ha assistito ad uno squallido teatrino fatto di minacce, querele, denunce, smentite, colpevoli silenzi e bugie mistificatorie, tutti a rincorrersi e a mescolarsi tra loro mettendo alla berlina Ascoli e l'Ascoli davanti al resto d'Italia. E, in tutta onestà, ne se ne sentiva proprio la necessità! Che conclusioni ha tratto il tifoso? Razionalmente poteva trarne solo una, cioè che la causa del contendere non fosse il calcio, ma qualche altro interesse che nulla aveva a che vedere con i colori del bianco e del nero. Lo stavano prendendo in giro tutti, dal primo all'ultimo. Usavano il calcio per farsi i propri interessi.
Ma, dato che il tifoso razionale non è, e che ha bisogno di illusioni per sentirsi vivo, di coltivare e far crescere speranze che invece otto infestanti punti di penalizzazione (poi ridotti a sei) stavano minando in maniera irreversibile, ha chiuso in un cassetto a doppia mandata la ratio ed ha messo il cuore al potere; così si è aggrappato a qualsiasi rumor, anche quello più insensato, cui è stata data ampia cassa di risonanza benché non ce ne fosse ragione. E poi silenzi. E ancora silenzi. Poi smentite. Poi bugie. Tante, troppe. In linea con l'era storico-politica che stiamo vivendo.

Arriviamo a questi ultimi dieci giorni. Finalmente un'offerta di acquisto del Picchio si materializza. Giunge a destinazione. E' quella di Bellini; è fondamentale, può voler significare molto. Anche perchè è la prima credibile (quella di qualche mese prima di Palatroni era risibile). I tifosi fremono da mesi. Pregano. Sono fiduciosi. Ma il sodalizio bianconero liquida l'evento con uno scarno comunicato, pubblicato sul sito dell'Ascoli Calcio nella mattinata di giovedi 30 giugno 2011 (ore 10:29): "L’Ascoli Calcio 1898 S.p.A. comunica che nel corso dell’assemblea degli azionisti tenuta in data 29 giugno 2011 è stato deliberato e sottoscritto l’aumento del capitale sociale da 525.000,00 € a 1.025.000,00 €". Nessun errore, avete letto bene: nel comunicato non viene riportato nessun accenno a Bellini ed alla sua offerta, come se non fosse mai arrivata e mai fosse stata esaminata. C'è da tornare indietro nel tempo, a mercoledì 29 giugno, per trovare una risposta dell'Ascoli Calcio sull'argomento. E' orale, e la dà Manocchio (che, ufficialmente, non ricopre nessun incarico in società), uscendo dall'assemblea di ricapitalizzazione: "La proposta di Bellini è una manifestazione di interesse che non vincola la controparte. Inoltre è condizionata da 7/8 punti non ricevibili. Per Bellini non c'è una porta aperta, ma un portone".
Al di là delle incomprensibili parole (una dichiarazione pubblica non dovrebbe esser rivolta ad uno, ma a tutti. Altrimenti perde la connotazione di "pubblica") nessuno può affermare con certezza che quel che ha dichiarato Manocchio possa esser falso. Ma è altrettanto vero che possa esser vera. Siamo alle solite, è un cane che si morde la coda: qualcuno mente, non si sa chi, forse tutti, il che fa pensare al peggio, cresce il risentimento ed il vaso (di pandora) della sopportazione è colmo e sta per esplodere.
E poi: è possibile che una società di calcio non si degni di emettere un comunicato per spiegare ai tifosi il perché del rifiuto di un'offerta così importante?
Ancora: un'iscrizione fatta sul fil di lana ed incompleta che, oltre ad escludere (probabilmente. Perlomeno provvisoriamente) l'Ascoli dalla serie B, nella migliore delle ipotesi penalizzerà in termini di punti e di sanzioni i ragazzi di Castori in modo tale che sti poveri cristi ricominceranno laddove avevano finito. Con le stesse ansie e paure. Con la differenza che, stavolta, l'impresa alla quale saranno chiamati risulterebbe improbabile giacché i propositi della società sono quelli di allestire una rosa al risparmio, imbottita di giovani inesperti.
Inoltre: in sede di risoluzione delle partecipazioni in essere, l'Ascoli ha abbandonato al proprio destino la maggior parte dei calciatori che aveva in comproprietà con altre compagini, senza ricavarne un euro. La domanda sorge spontanea: se l'obiettivo è quello di allestire una squadra giovane, perché non sfruttare quegli under 21 (Pennesi, Nazari e Cognigni, tanto per citarne alcuni) che erano stati mandati fuori proprio per fargli fare le ossa?

Questi sono solo alcuni dei mille interrogativi che i tifosi si pongono tutti i giorni, con disperazione, tra appelli, e-mail a giornali e manifestazioni di protesta.

Meglio ancora, è una ed una sola la cosa che chiede la gente: chiede chiarezza! In ogni rapporto, da quello amoroso a quello lavorativo passando per quello calcistico, se manca la chiarezza è inutile andare avanti. Ecco perché lagente urla in coro "benigni vattene"!

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