Vivo a Padova, lontano dal mio Picchio che posso seguire solo grazie ad internet in quanto tv e giornali, da anni, hanno calato il sipario da ciò che non è Juve, Milan e Inter.
C'è una parte di me, quella vicina al cuore, che se ne fotte. Perché una passione non si compra. Nasce dentro, poi cresce e muore col corpo, mai prima! Può allentarsi nel corso del tempo, causa sciagure di presidenti. Ma resta lì, palpita impercettibilmente ed è pronta a garrire al vento all'approssimarsi di segnali positivi.
Il mio corpo, invece, scalpita poiché vuole la sua parte. Vorrebbe appagare pienamente tutti e 5 i sensi che, ahimè, gli vengono preclusi da stupide logiche di potere che, laddove vedono che c'è da mangiare, accorrono in massa ad elemosinare qualche briciola di una torta oramai andata a male.
Quel che conta, però è e resta sempre il cuore. Finché esso batte, c'è speranza. Bellini rappresenta oggi il cuore dell'ascolano, che ripone in lui ogni speranza di salvezza. Bellini ci ha salvato dalla cancellazione dalla mappa del calcio, promettendo di riportarci laddove meritiamo di stare. Non tanto per meriti sportivi, quanto per la passione che unisce un popolo di diversa estrazione sociale che si inorgoglisce al solo sentir nominare la parola ASCOLI.
L'Ascoli.
L'Ascoli lo respiri a pieni polmoni quando giri per le ruette, quando ti siedi sugli scalini del Palazzo dei Capitani, quando attraversi in fretta Piazza Arringo, quando superi il ponte di Santa Chiara, ti immetti sulla Via del Calcio Spettacolo per poi girare intorno al Del Duca ed attraversare il Ponte di Rozzi.
Quando ti affacci alla finestra ed hai la fortuna di avere, davanti a te, maestoso e verde, il Colle San Marco. O quand vedi, ancor più maestoso e bianco, il Monte Vettore.
Quando osservi il rapido scorrere delle acque del Tronto mentre percorri 'Rrete li Mierghie.
Ascoli, l'Ascoli, il bianco e il nero sono ovunque nella nostra città.
Noi ascolani lo respiriamo quotidianamente, anche quelli -come me- che ne sono distanti centinaia e centinaia di chilometri. Che saliamo in auto per divorare la distanza che ci separa e, più ci avviciniamo alle 100 torri, più cresce l'acquolina in bocca, quel senso di piacevole ansia che, all'avvistamento dei Sibillini sulla superstrada, proprio davanti a noi, si trasforma in gioia pura.
La lingua nera d'asfalto ed il bianco della neve della montagna formano un'unica, lunga bandiera che ci accompagna negli ultimi chilometri di superstrada mentre, alla nostra destra, lo sappiamo bene ma una sbirciatina gliela diamo sempre, il fatiscente Del Duca ci strizza l'occhio e ci invita a venire alla partita.
La Partita è una ed una sola. Il resto siamo noi tifosi, splendidi gladiatori che, sugli spalti, dimenticano tutto per unirsi sotto un'unica, grande coperta bianconera.
Oggi è calda ed invita a sognare. Sogni d'oro per tutti noi, allora, ché ce li meritiamo dal primo all'ultimo.
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